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Grande gioia per il quinto anniversario della presa di possesso di don Maurizio Pagliaro nella comunità di San Giovanni Bosco in Paternò

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Lo scorso 29 settembre la comunità di San Giovanni Bosco in Paternò ha vissuto un momento particolare. Ha avuto infatti la gioia di festeggiare i primi cinque anni da parroco di don Maurizio Pagliaro. Era il 29 settembre del 2017 quando monsignor Gristina ha affidato la cura della comunità parrocchiale nelle mani del novello parroco.

Così come ci dice don Maurizio: «sono stati 5 anni assolutamente positivi. Adesso, dopo il periodo pandemico, abbiamo la speranza di ripartire e di riorganizzarci, di accogliere quelle che sono le indicazioni della Chiesa sul sinodo, quindi sull’ascolto e sul cammino insieme. Sono stati 5 anni travagliati, belli ma travagliati. Sicuramente l’esperienza del covid, ed il periodo del lockdown, ha un po’ segnato non soltanto la vita pastorale, ma soprattutto le vite dei nostri fedeli, soprattutto dei più piccolini perché l’hanno subìta come un vero e proprio stravolgimento, basti pensare alla chiusura, alla didattica a distanza ed al fatto che questi nostri fratelli più piccoli non hanno potuto socializzare tra loro. Il Grest che abbiamo vissuto nei mesi estivi ci ha permesso di vedere la gioia dei bambini nel condividere momenti di gioco e di spensieratezza. Gli anni precedenti al covid avevano dato un certo slancio alla nostra attività pastorale. C’era una parrocchia che voleva essere presente e determinante nel territorio, ma non disperiamo, abbiamo seminato e adesso continuiamo questa semina e soprattutto a coltivare questo dono che il Signore ci ha fatto per essere sempre più forti nella fede e nella testimonianza di Gesù».

«Cinque anni fa – continua don Maurizio – mi sentivo particolarmente emozionato, particolarmente indegno, e lo sono ancora, e particolarmente preoccupato, perché affrontare per la prima volta da parroco una realtà che aveva avuto un pilastro, anzi una montagna, come padre Randazzo, era veramente una bella sfida. Se prima come vicario parrocchiale di San Biagio e, possiamo dire, come collaboratore esterno, venivo a celebrare ogni tanto la messa e quindi mi potevo limitare ad un buongiorno o un buonasera con le persone che incontravo, adesso le relazioni sono cambiate. Adesso ho ben cinque anni di esperienza in più di conoscenza dei fedeli. Il mio desiderio è quello di poter conoscere soprattutto coloro che per tanti svariati motivi, di fede, di praticità, appartenenza o altro, non vivono la nostra comunità parrocchiale. Non nascondo che ero preoccupato anche per le condizioni della struttura della chiesa. In questi anni qualcosina siamo riusciti a farla, anche se resta ancora molto da fare. Non dimentichiamo infatti che ad ottobre dello scorso anno è crollato un pezzo del prospetto della chiesa. A breve dovremmo poter iniziare i lavori per la messa in sicurezza del prospetto. Ho sperimentato che, tra le tante cose da fare, la Provvidenza non mi ha mai fatto mancare il supporto tecnico, il supporto economico e soprattutto il supporto spirituale. C’è una comunità viva, che prega ogni giorno per le necessità materiali, spirituali e corporali dei fedeli e i frutti il Signore li fa vedere».

Proprio in vista della ripartenza delle attività parrocchiali don Maurizio ci dice: «Mi rendo conto che bisogna ancora fare tanto. Bisogna attenzionare nuovamente e con più slancio i giovani, dobbiamo attenzionare gli infermi, i poveri, che non sono solo i poveri che chiedono solamente la spesa, anche, ma ci sono tanti poveri in spirito, tanti poveri delusi, tante persone che soffrono la depressione in questo contesto storico e che hanno bisogno di essere ascoltate. Quello che desidero maggiormente è entrare nel cuore delle persone così come padre Randazzo è riuscito ad entrare nel cuore di molti. Vorrei poter lasciare un ricordo bello come l’ha fatto lui e poter lavorare con più profitto e soprattutto con più slancio la pastorale di questa comunità».