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Trapani: l’arte spezza il silenzio della Pasqua. Il Cristo nudo e il Sepolcro di luce un segno potente

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Due opere, un unico evento artistico, semplice ma drammatico: un segno potente per la Pasqua a Trapani. Il “Cristo Nudo”, opera in ceramica bianca  di Marco Papa, appeso ad una gru e “Sepolcro di luce” video-installazione notturna di Andrea Aquilanti

Venerdì 10 aprile, venerdì santo dalle ore 11.30 tra piazza Vittorio Emanuele e la  Fontana del  Tritone,  ad un’altezza 15 metri da terra circa, appeso ad una gru, simbolo del lavoro, apparirà  una scultura bianca a braccia aperte: Cristo crocifisso. Il suo corpo bianco candido, trafitto nei polsi, nei piedi e nel costato, è l’impronta di un uomo nudo, di una persona di 33 anni, di razza semita.

L’opera di grandezza naturale, dell’artista marchigiano Marco Papa rappresenta il Cristo nudo con solo la corona di spine in capo.

Il “Cristo nudo” è un  crocifisso di ceramica bianca, copia di un altro di bronzo col perizoma, realizzato per la Diocesi di  Sessa Aurunca. Il crocifisso di Papa è destinato a chiudere il percorso espositivo d’arte contemporanea al  Museo diocesano “San Rocco”.

Al “Cristo nudo” di Marco Papa farà da specchio, espressione dello stesso mistero, l’opera che nella notte tra sabato 11 e domenica 12, allo scoccare della mezzanotte, accenderà il campanile della Chiesa “Nostra Signora di Fatima” ad Erice Casa-Santa.  “Sepolcro di luce”, video- installazione dell’artista Andrea Aquilanti si adagerà sulle pareti della Chiesa e nelle aperture del campanile, evocando il Santo Sepolcro, creando un sequenza in immagini di nuvole, il sole all’alba, uccelli in volo, la luna, la pioggia e altro. L’opera di Aquilanti sarà visibile anche nella notte tra la Domenica di Pasqua e lunedì dell’Angelo e ancora nella notte tra lunedì e martedì.

“Tutto è così semplice, che diventa drammatico – spiega mons. Liborio Palmeri, delegato diocesano per la ricerca, le arti e la cultura e membro del Comitato nazionale CEI per l’edilizia di culto –  Il venerdì santo, al centro della città, nell’innesto tra il centro storico e la città nuova un uomo nudo, bianco, disarticolato nelle sue braccia e gambe scomposte, il volto tumefatto eppure dolcissimo, comincia a salire verso l’alto, fino a superare il più alto palazzo della città, sospeso su una gru, punto di attrazione per chi sta quaggiù a soffrire, riferimento non più confuso tra gli altri, ma unico. Sofferente per tutti, a nome di tutti. Si compiono le sue parole pronunciate sulla croce duemila anni fa: «Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me!». Come un magnete attira lo sguardo non fisico, ma spirituale, di quanti dopo averlo magari deriso o incompreso, nel comune dolore e vedendolo morire in quel modo, possono dire come il centurione romano: «Veramente quest’uomo è figlio di Dio».

La croce è scomparsa in questo crocifisso, tolto lo strumento del dolore è rimasto solo il dolore, perché chi ha voluto crocifiggerlo è già stato perdonato. Pende nudo sulla città, per ricordarci che se il primo Adamo ha peccato, il secondo Adamo è innocente. Siamo tutti nudi dentro i nostri vestiti, lui nudo ci chiede di andare a cercare sotto le nostre coperture l’innocenza che abbiamo perduto. Fare a meno dei riti deve significare scoprirne il profondo contenuto, perché quando potremo riviverli dovremo essere cambiati anche noi. Tutto è Grazia! Gesù muore, il suo corpo è sottratto alla vista. Cala il silenzio d’attesa”.

Un’attesa che verrà composta nella celebrazione della Veglia Pasquale la sera del sabato santo. “Nelle chiese si celebrerà la risurrezione – continua mons. Palmeri  –  Un altro artista porta fuori il senso di questa rinascita. Nel luogo della morte, il cimitero; nella chiesa accanto, Madonna di Fatima, le campane possono annunciare la vita e le immagini della videoinstallazione di Andrea Aquilanti decorano il campanile per rappresentare visivamente la gioia pasquale, che sfida il dolore e la morte del presente. Un giorno i morti usciranno dai loro sepolcri, anche noi siamo chiamati a uscire dai sepolcri delle nostre paure. Ecco!, il vuoto del triduo, senza il mormorio della folla, senza la musica delle bande e senza lo schiocco delle ciaccole, questo vuoto ci ha contenuti. La cornice è umile, perché l’arte deve essere umile, ma solo essa può soccorrere la fede e farla parlare quando questa è costretta, dagli eventi della storia, alla silenziosa attesa di un tempo nuovo, che verrà”.

Così afferma il vescovo Pietro Maria Fragnelli: “Voglio ringraziare i due artisti, Marco Papa e Andrea Aquilanti, che quest’anno portano a Trapani un duplice segno di bellezza e di fede.  Ci contagiano la voglia di volare alto in questa Pasqua esteriormente offuscata e rattristata dal covid19. Il Crocifisso di Papa abbraccia ogni nostro  crocifisso familiare e sociale e lo porta alla dignità che tutti sogniamo. Il segno del Risorto di Aquilanti ci invita a uscire dal sepolcro dei nostri limiti morali e creaturali, trascinati da Colui che ha vinto la morte, la malattia e ogni forma di egoismo. Buona Pasqua a tutta la nostra diocesi e idealmente alla diocesi di Sessa Aurunca, in Campania, dove è presente l’opera originale di Papa”.

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