MESSINA: SCOPERTI 36 LAVORATORI IN NERO IN UNA STRUTTURA DI ASSISTENZA PER ANZIANI
I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Messina, nell’ambito
della rimodulazione delle linee d’azione volte a contrastare, in maniera trasversale, i
fenomeni di illegalità economico-finanziaria più lesivi ed insidiosi del già precario quadro
socio-economico, hanno progressivamente orientato i controlli in materia di lavoro nero e
irregolare, verso le condotte più gravi e pervasive.
In tale contesto, vieppiù nell’attuale situazione pandemica e sulla scorta dei gravi focolai di
COVID 19 verificatisi, ad ogni latitudine a livello nazionale, nelle residenze per anziani,
un’attenzione particolare è stata rivolta proprio alle RSA: luoghi nevralgici per la diffusione
del virus, fino allo scorso marzo per molti ignoti e che, purtroppo, hanno riempito la
cronaca giudiziaria degli ultimi mesi.
Nel dettaglio, le Fiamme Gialle della Compagnia di Taormina, coordinate dal Gruppo di
Messina, dopo una meticolosa mappatura economica del territorio di competenza,
effettuavano un mirato intervento in materia di illeciti lavoristici presso una RSA della
provincia, riscontrando come il titolare si fosse avvalso, per l’assistenza degli anziani ivi
ricoverati, di ben 36 lavoratori “in nero”, negli anni dal 2016 al 2020, a fronte di una forza
lavoro complessiva risultata impiegata di 40 dipendenti.
Più in particolare, emergeva come il dominus della struttura residenziale, al fine di ottenere
indebiti risparmi in termini di versamento di contributi ed oneri previdenziali, avesse
abusivamente impiegato, completamente e/o parzialmente, i predetti lavoratori, senza
effettuare la prescritta comunicazione al Centro per l’Impiego.
Inequivoco l’esito delle interviste effettuate nei confronti dei lavoratori i quali
rappresentavano come il titolare impedisse la fruizione di qualsiasi forma di riposo o ristoro
durante l’orario di lavoro, nonché di socializzare tra loro, arrivando addirittura a ricevere il
divieto di scambiarsi i numeri di telefono.
Di non minore rilevanza, poi, la circostanza come i medesimi lavoratori siano risultati
effettuare, da soli, il turno notturno, pari a dodici ore, durante il quale, oltre ad accudire gli
anziani, avrebbero anche dovuto svolgere altre incombenze, quali il lavaggio e la stiratura
delle telerie.
Parimenti, si acquisiva come, a fronte della previsione dei contratti di lavoro collettivo che,
“per i dipendenti dalle cooperative, consorzi e società consortili del settore socio-sanitarioassistenziale-educativo e di inserimento lavorativo”, prevedono una paga base che va, a
seconda del livello di inquadramento, da € 1.184,19 a € 1.426,41, a fronte di un orario di
lavoro pari a 38 ore settimanali, i lavoratori della RSA ispezionata percepissero circa €
700,00, indipendentemente dalle mansioni svolte e dalle ore lavorate, in media pari a 45
ore settimanali.
In altri termini, i militari della Compagnia di Taormina riscontravano palesi violazioni alla
normativa relativa all’orario di lavoro, ai periodi di riposo, al riposo settimanale,
all’aspettativa obbligatoria, alle ferie, in totale spregio della normativa nazionale e
comunitaria in materia di organizzazione dell’orario di lavoro.
Pesantissime, dunque, le sanzioni nei confronti del datore di lavoro che, salvi gli ulteriori
aggravi determinati da INPS ed INAIL – destinatari, per quanto di rispettiva competenza,
del verbale redatto dai Finanzieri – dovrà regolarizzare la posizione del personale
attualmente impiegato irregolarmente, nonché far fronte ad una contestazione di oltre
130.000 euro di multa a titolo di sanzioni, oltre alle somme dovute a titolo di ritenute fiscali
e previdenziali.
Ciò che preoccupa, poi, oltre agli inaccettabili riflessi di scorrettezza fiscale, previdenziale
e connesse ripercussioni in termini di concorrenza sleale nel mercato di riferimento, è
come l’utilizzo sconsiderato di manodopera in nero sia risultato caratterizzato, in
larghissima parte, in funzione della categoria di inquadramento, da un livello di
competenze professionali generiche e di capacità tecnico-manuali per lo svolgimento di
attività semplici, ben potendo tale circostanza rappresentare, in ipotesi, un ulteriore
aggravio e fungere da volano a possibili fenomeni di contagio, qualora non si
padroneggino, a sufficienza, le procedure da adottare per contenere eventuali infezioni
all’interno di questi tipi di strutture.
In conclusione, l’intervento odierno testimonia, ancora una volta, come la Guardia di
Finanza, in ragione delle specialistiche funzioni di polizia economico – finanziaria, operi
costantemente per la salvaguardia dei lavoratori e per garantire il corretto assolvimento
degli oneri contributivi e previdenziali, nonché risulti in prima linea per tutelare l’incolumità
delle fasce più deboli che, come in questo caso, vengono messe a repentaglio da
imprenditori senza scrupoli, mossi dalla sola logica del guadagno.