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Dal blu egizio al blu dell’intelligenza artificiale

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Massimo Sideri, inviato ed editorialista del Corriere della Sera, è intervenuto stamattina al Dipartimento di Matematica e Informatica per il primo appuntamento con le masterclass gratuite di giornalismo propedeutiche allo stage Taobuk

Il rapporto tra Uomo e Tecnologia esplicato tramite la metafora del colore blu nel corso della storia. Un percorso che Massimo Sideri, inviato ed editorialista del Corriere della Sera, ha sviscerato nel corso della prima delle quattro masterclass nate dalla collaborazione fra Taobuk e l’Università di Catania per consentire agli studenti dell’ateneo di effettuare uno stage residenziale in occasione della XIII edizione del Taobuk Festival – See Sicily, il festival letterario internazionale in programma a Taormina dal 15 al 19 giugno.

Protagonista della prima masterclass – dal titolo “Dal blu egizio al blu dell’intelligenza artificiale: come la tecnologia ha influenzato la cultura” – è stato il giornalista Massimo Sideri che, nell’aula magna del Dipartimento di Matematica e Informatica, è stato introdotto dal prof. Filippo Stanco.

In apertura dell’incontro sono intervenute l’ideatrice di Taobuk, Antonella Ferrara, e la coordinatrice dell’Area per la comunicazione dell’Università di Catania, Laura Vagnoni, che, nel sottolineare «la storica sinergia e collaborazione tra i due enti», hanno evidenziato l’importanza delle «masterclass condotte da prestigiose personalità del mondo culturale e scientifico su innovazione, nuove tecnologie, cultura e informazione e coordinate da docenti universitari».

E proprio Massimo Sideri ha inaugurato il ciclo di incontri con il blu “metafora” del digitale e della tecnologia.

«Il blu si presta bene a raccontare questa interazione tra Uomo e Tecnologia che nell’antichità non era percepita come tale – ha detto in apertura Sideri -. Oggi pensiamo al digitale come quel qualcosa che si trova dentro i pc, ma l’uomo ha interagito sempre con la tecnologia con le grandi invenzioni, basti pensare alla ruota e alla scrittura. Umberto Eco diceva che alcune invenzioni nascono perfette, ma alcune sono state migliorate anche se non nella forma, basti pensare al cucchiaio. È impossibile da digitalizzare. Ci hanno provato grandi designer e architetti. Quindi alcune tecnologie nascono perfette».

«Il blu ha una storia a sé stante nella storia dell’arte e della società e anche nel nostro rapporto con le immagini, prima sacre e poi pop perché se guardiamo le pitture rupestri, o le immagini preistoriche, manca il blu – ha aggiunto -. Il blu è il grande assente. Come mai? C’era il rosso, il marrone e il nero, ma il blu naturale non esisteva. E quindi nasce la storia della tecnologia cominciando a collegare il colore blu e la tecnologia del blu con la storia dell’arte».

«Sono stati gli antichi egizi a creare il primo blu artificiale – ha raccontato -. In natura esisteva il lapislazzuli che veniva estratto solo in poche miniere situate in Afghanistan per produrre monili e alcuni oggetti, ma non si poteva creare il blu triturando il lapislazzuli. Allora gli egizi misero a

punto la tecnologia, un processo per creare il primo pigmento artificiale con un processo molto costoso e lungo, un tetrasilicato di rame e calcio la cui formula la ritroviamo in Diogene. È un processo costoso e quindi veniva utilizzato solo per alcune figure come l’Ibis che rappresenta la scrittura, quindi la divinità della Cultura. E poi è stato utilizzato per i Faraoni».

E proprio agli antichi Egizi il giornalista ha fatto riferimento in merito al “sangue blue” che «noi riconduciamo all’aristocrazia medievale». «Ma, invece, è legato al libro dei morti dell’Antico Egitto in quanto il faraone, una volta morto, subiva un processo di trasformazione de sangue da rosso a blu per migrare verso il mondo delle divinità – ha spiegato -. Quindi dire avere il ‘sangue blu’ è legato ai faraoni egizi». «Non a caso già ai tempi veniva utilizzato con parsimonia così come il suo utilizzo avveniva con molta oculatezza anche in tutta la storia dell’arte – ha aggiunto -. Basti pensare al velo della Madonna nel corso dei secoli. Nel 1500, invece, il blu esplode in modo importante grazie Giudizio universale di Michelangelo nella Cappella Sistina. Il blu conquista la storia dell’arte, rivoluziona il paradigma artistico e di conseguenza influenza l’arte con un importante salto tecnologico».

«Da allora è stato un continuo applicare il blu – ha detto in chiusura Massimo Sideri -. Grazie ai mercanti genovesi che viaggiando nelle Indie avevano scoperto l’indaco. Arriviamo così al blu della stoffa e al blu di Genova ovvero il blue jeans. Fino ai giorni nostri in cui il blu è il colore dell’Intelligenza artificiale e del Metaverso».