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#Unict2020, al Teatro Massimo Bellini inaugurato ufficialmente l’anno accademico 2019-2020

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Il rettore Priolo: “L’Ateneo è degli studenti e ha bisogno di loro per contribuire alla crescita culturale della comunità”

“Per molti anni, il 2020 è stata la linea lontana di un orizzonte, che indicava il termine degli obiettivi da raggiungere. Oggi il 2020 è il presente, ma è anche il punto di inizio di una nuova via aperta verso il futuro, da percorrere insieme”. Le ultime parole del discorso del rettore Francesco Priolo hanno scandito il momento solenne della dichiarazione di apertura del nuovo anno accademico, il 585esimo dalla fondazione.

Sul palco del Teatro Massimo Bellini, dove questa sera si è tenuta la cerimonia ribattezzata in chiave social #Unict2020, il rettore è salito insieme al direttore generale del Cern Fabiola Gianotti, ospite di prestigio della cerimonia, e a un folto gruppo di studenti, tutti con la felpa ‘brandizzata’, per concludere in maniera inusuale il tradizionale rituale accademico, intervallato da alcuni ‘classici’ tratti da colonne sonore cinematografiche eseguiti dal Bellini Ensemble: “Abbiamo infranto qualche regola del nostro antico cerimoniale – ha premesso Priolo -, ma questo è l’inizio di un nuovo corso e io ci tenevo che fosse chiaro che questo Ateneo è degli studenti e ha bisogno di loro”. Così come simbolica e assolutamente non casuale è stata la scelta della location: “È il segno dell’apertura dell’intera comunità accademica al territorio e di vicinanza al Teatro Massimo Bellini, così come a tutti i centri culturali che in questa parte di Meridione versano in condizioni di difficoltà. L’augurio è che, con l’aiuto delle istituzioni, ciascuno di essi possa presto riprendere la propria progettualità, continuando a rendere onore alle proprie tradizioni e contribuendo come sempre alla crescita culturale delle nostre comunità”.

Tra le autorità presenti in platea il presidente della Regione Nello Musumeci, l’arcivescovo Salvatore Gristina, il sindaco di Catania Salvo Pogliese, gli assessori Roberto Lagalla, Ruggero Razza e Antonio Scavone, i parlamentari nazionali e regionali etnei, rappresentanti della magistratura, delle forze armate e delle forze dell’ordine, il sovrintendente del Teatro Massimo Giovanni Cultrera, il presidente dell’Inaf Nicolò D’Amico, il presidente del Cnr Massimo Inguscio, i rettori Salvatore Cuzzocrea (Messina), Santo Marcello Zimbone (Reggio Calabria), Giovambattista De Sarro (Catanzaro), Giovanni Puglisi (Kore di Enna), il direttore della Sissa di Trieste Stefano Ruffo, i prorettori Fabio Mazzola (Palermo), Renato Misiani (La Sapienza), Antonino Pulvirenti (Lumsa), Roberto Furesi (Sassari).

Subito dopo le prime file, però, il ‘sold out’ di studenti e studentesse, in rappresentanza dei dipartimenti, “a dimostrazione di quanto tutte e tutti noi teniamo a loro e ci adoperiamo ogni giorno per facilitare e migliorare il loro percorso di crescita: un vero colpo d’occhio, e un’emozione immensa, vederli entrare in teatro con le loro felpe, simbolo di appartenenza all’Università di Catania”, ha sottolineato il rettore che ha poi introdotto la Gianotti, tra i protagonisti della scoperta del bosone di Higgs: “È un’icona della scienza internazionale, le siamo riconoscenti per questo segno di vicinanza, che darà ulteriore forza al progetto di questo Ateneo di investire energie e risorse, più che in passato, in ricerca e innovazione”.

“Tutti sappiamo che il nostro Ateneo ha bisogno del contributo degli studenti – ha raccolto l’invito il senatore accademico Giuseppe Calaciura, portavoce della Consulta studentesca per l’occasione -, il cambiamento comincia soprattutto da noi e dobbiamo essere proprio noi a perseguirlo”. “Sono qui per

testimoniare con la mia esperienza di studio quanto questa università mi abbia dato in termini di formazione e di prospettive culturali – ha riferito Laura Pernice, dottoranda in Scienze per il Patrimonio e la produzione culturale -, grazie anche alle possibilità di effettuare periodi di soggiorno all’estero presso università o istituzioni culturali. In fondo, come diceva la scrittrice premio Nobel Doris Lessing, studiare significa comprendere improvvisamente qualcosa che si era capita da tutta la vita, ma da un nuovo punto di vista”.

Un apprezzato ‘endorsement’ è giunto infine dal nuovo Ministro dell’Università Gaetano Manfredi che, non potendo intervenire per impegni istituzionali, ha voluto inviare un videomessaggio di saluto alla comunità accademica catanese: “Siete un ateneo estremamente importante – ha sottolineato il ministro, già rettore dell’Università Federico II di Napoli e presidente della Crui -, con una grande storia e un grande futuro. L’Università etnea rappresenta per il suo territorio un elemento fondamentale di crescita culturale, economica e civile, e il Ministero intende sostenerla in tutti i modi possibili per far sì che il sistema universitario italiano sia in grado di garantire opportunità di qualità ai nostri giovani, in qualsiasi area del Paese”.

“L’Ateneo – ha osservato il rettore Priolo – è penalizzato da politiche strutturali condotte negli ultimi quindici anni che hanno portato a una riduzione delle risorse statali passando da un’assegnazione annuale di 197 milioni di euro nel 2009 a 162 milioni nel 2019 e a una riduzione dei docenti, scesi in dieci anni da 1600 a 1222. A differenza di altri Paesi che, anche nel pieno della recessione, hanno investito sul futuro – cioè in formazione e ricerca. in capitale umano e innovazione – il nostro Paese ha proseguito su una linea di tagli destinata a creare disuguaglianze sempre più marcate tra nord e sud”. Il rettore è poi tornato sulle recenti indagini giudiziarie che hanno investito l’Ateneo: “Attendiamo che i lavori della magistratura facciano definitivamente luce su ciò che è stato, adesso però chiediamo che i toni si abbassino e che si mostri solidarietà verso una comunità che ha avuto il coraggio di dare inizio a una profonda riflessione, scegliendo di ripartire in vista della valutazione fissata dal Ministero per il prossimo novembre, attraverso concrete iniziative di trasparenza e nuove regole e criteri che possano prevenire le storture insite nel sistema nazionale di reclutamento: è giusto che chi ci osserva dall’esterno comprenda che le chiamate universitarie rappresentano una scelta necessaria per garantire ai nostri studenti e alle nostre studentesse l’offerta formativa che meritano”.

Il prof. Priolo ha poi citato alcune delle numerose azioni che sono state già intraprese dall’atto del suo insediamento, a settembre scorso. “Nuovi bandi per ricercatori a tempo determinato, la stabilizzazione di 140 unità di personale precario, gli investimenti per la ricerca dipartimentale aumentati di oltre il 50% rispetto agli ultimi anni, convenzioni con gli Enti di Ricerca nazionali, l’avvio di nuove partnership con le imprese finalizzate alla fondazione di veri e propri Joint Research Center, 15 milioni di euro investiti per riammodernare tutte le aule dell’Ateneo, compresa Caserma Abela, la sede della Struttura didattica decentrata di Siracusa, 500 mila euro destinati a 1000 premi di merito per gli studenti di tutti i corsi di laurea. Infine, i fondi aggiuntivi dedicati alla mobilità internazionale, che si affiancano alle risorse del programma Erasmus”. Tutti investimenti di crescita che però non mettono a rischio le finanze dell’Ateneo e che, secondo il rettore, non intaccheranno, per quanto riguarda l’esercizio 2019, la soglia dell’80% nel rapporto tra spese per il personale e le entrate.

“Il 2020 sarà l’anno della visita Anvur per l’accreditamento e della valutazione della qualità della ricerca per il quinquennio 2015-2019 – ha concluso Priolo – che affronteremo con impegno e serenità. Su questo piano, l’obiettivo è sicuramente quello di aumentare il numero dei nostri iscritti attraverso una maggiore diversificazione dell’offerta formativa, un innalzamento della qualità dei servizi e un recupero della nostra immagine. Impossibile, però, avere successo senza una più marcata propensione alla ricerca e all’innovazione; impossibile avere successo senza la giusta apertura agli Enti di Ricerca, agli Enti locali e alle imprese del territorio. L’Università è – e deve rimanere – il volano della cultura, coinvolgendo in maniera sempre più sistematica la società civile e realizzando i sogni delle nuove generazioni per il futuro”.

“Aumentare l’efficienza della macchina amministrativa e intercettare risorse aggiuntive rispetto ai finanziamenti tradizionali”, sono due tra gli obiettivi prioritari del mandato del prof. Giovanni La Via. “Nonostante la riduzione delle entrate dovute alla riduzione del Ffo e della contribuzione studentesca – ha osservato il docente che dal primo gennaio ha assunto l’incarico di Direttore generale dell’Ateneo – negli ultimi anni l’Università ha continuato a realizzare investimenti e a potenziare i servizi attingendo alle copiose riserve finanziarie di cui dispone. Nel breve periodo dovremo comunque lavorare per riportare in equilibrio i conti dell’Ateneo. In tale ottica bisognerà ricercare fonti esterne per finanziare gli interventi previsti nel piano triennale delle opere pubbliche, aumentare la capacità di intercettare risorse aggiuntive a livello regionale, nazionale ed europeo e soprattutto realizzare un piano di razionalizzazioni interne per contenere i costi della gestione corrente e intensificare l’attività di controllo sull’evasione contributiva e il recupero dei crediti”.

Il prof. La Via ha ricordato le iniziative in corso sul piano della sostenibilità “ambientale ma anche economica” in materia di limitazione del consumo energetico, riciclo dei rifiuti, riduzione dell’utilizzo di carta e plastica, mobilità intelligente, osservando poi che “il livello di complessità raggiunto dalle amministrazioni universitarie, e le molteplici attività che mettono oggi in relazione l’alta formazione e la ricerca scientifica con la società, richiedono competenze nuove. Sono indispensabili, per guardare al futuro, competenze trasversali in grado di operare con autonomia nell’ambito della programmazione e del controllo, della comunicazione e del marketing, della prevenzione della corruzione e della tutela della privacy, della gestione delle relazioni internazionali e del management della ricerca, dello sviluppo dei sistemi informativi per la gestione integrata e dell’assicurazione della qualità della didattica”. “Più in generale – ha concluso il direttore generale -, bisognerà spostare il peso delle risorse umane attualmente concentrate nei settori tradizionali della PA verso le attività di public engagement, così come verso l’innovazione, la promozione del brand e le relazioni internazionali per diventare attrattivi e competitivi, attivando strutture di supporto per l’individuazione di opportunità e nella redazione di proposte progettuali di ricerca vincenti”.

Ha concluso la cerimonia l’intervento molto atteso di Fabiola Gianotti, la quarta italiana, dopo Edoardo Amaldi, Carlo Rubbia e Luciano Maiani, a ricoprire il ruolo di Direttore generale del Cern, il più grande laboratorio al mondo dedicato allo studio dei costituenti fondamentali e delle loro interazioni. Erede di quella grande tradizione che da Fermi in poi ha visto l’Italia sempre leader nel campo della fisica delle interazioni fondamentali, Gianotti è anche la prima donna a ricoprire tale ruolo e il primo Direttore generale ad essere riconfermato per un secondo mandato, che ricoprirà fino al 2025. “Le ricerche che svolgiamo al Cern – ha spiegato, presentando nel dettaglio le attività del Centro – ci permettono di sviluppare applicazioni che poi trasferiamo alla società, come applicazioni per i pannelli solari, o l’analisi dei reperti storici, l’adroterapia, ovvero la cura dei tumori con fasci di protoni e ioni di carbonio, o gli strumenti per l’imaging. A questi esperimenti sulle particelle elementari, collaborano da diversi anni con successo studiosi del dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Catania e dell’Infn”, ha ricordato, prima di indossare anche lei, insieme con il rettore, la felpa con il logo dell’Ateneo e accogliere sul palco, per una simbolica foto ricordo, tutti gli studenti presenti in platea.