“Ricordo i vostri occhi che mi davano sicurezza e coraggio”. Il grazie di una paziente all’equipe dell’Unità Operativa di Riabilitazione Covid di Acireale
Papotto: «A tre mesi dall’apertura del servizio, ritengo che la scelta operata sia stata lungimirante».
Oltre 50 i pazienti ricoverati nel corso dei tre mesi di conversione dell’UOC di Medicina Fisica e Riabilitativa in reparto di Riabilitazione Covid. Attualmente sono 14 i pazienti ricoverati.
«Grazie! È una piccola parola, ma detta con il cuore, che aiuta a fare sempre meglio il nostro lavoro. Io voglio ringraziarvi, dal profondo del mio cuore, per la vostra professionalità e per l’interesse personale che mi avete mostrato. Siete uno staff straordinario. Grazie a tutti i medici, le psicologhe, gli infermieri, i terapisti e gli ausiliari. Non ricordo i nomi di tutti voi, ma ricordo i vostri occhi che mi davano sicurezza e coraggio».
Sono le parole che una paziente, di settant’anni, ha affidato a una lettera, scritta di proprio pugno, rivolta al personale dell’UOC di Medicina Fisica e Riabilitativa dell’Ospedale di Acireale, dopo aver vinto la sua personale battaglia contro il Covid.
Nel mese di febbraio 2021 il ricovero in Ospedale per avere contratto il Covid, e il trasferimento presso il reparto diretto dal dr. Biagio Papotto dove ha iniziato il suo trattamento riabilitativo che è durato 25 giorni. Oggi sta bene ed è tornata a casa.
Sono le storie che illuminano gli occhi degli operatori dell’Unità Operativa che, dopo la conversione in Covid Hospital del nosocomio acese, hanno indossato ogni giorno i lori dispositivi di protezione individuale e, nonostante le difficoltà, hanno accompagnato, nel loro percorso riabilitativo, i pazienti affetti da Covid-19, ancora positivi, sia nei reparti per acuti, sia in regime di ricovero ordinario.
La struttura, l’unica di questo tipo in Sicilia, attiva e operante all’interno di un Ospedale pubblico, è dotata di 16 posti letto per ricoveri ordinari, e garantisce le cure a pazienti con concomitanti patologie ortopediche (fratture, interventi di protesi…), neurologiche (postumi di ictus cerebrali, interventi di neurochirurgia…) o insufficienza respiratoria Sars-Cov 2 correlata.
L’equipe multidisciplinare è formata da medici fisiatri, psicologi, logopedisti, terapiste della riabilitazione, infermieri professionali, OSS e OSA.
Oltre 50 i pazienti ricoverati nel corso dei tre mesi di conversione del servizio. Attualmente sono 14.
«La maggior parte dei pazienti trattati – spiega il dr. Papotto – sono anziani. Spesso dopo la fase acuta, che ha richiesto l’ospedalizzazione in reparti di malattie infettive o terapia intensiva, per molti di loro è stato necessario assisterli anche per le attività primarie di vita quotidiana, come semplicemente lavarsi, vestirsi, alimentarsi, camminare. È stato di grande importanza anche l’intervento quotidiano degli psicologi e degli psicoterapeuti. L’inserimento di queste professionalità nell’equipe è imprescindibile all’interno di un setting ospedaliero di area critica, e permette un approccio integrato con il team medico, infermieristico e fisioterapico».
Il trattamento riabilitativo per i pazienti affetti da Covid, dopo la stesura del progetto riabilitativo individuale personalizzato sulle condizioni del paziente, è finalizzato al graduale recupero della resistenza (con o senza ossigeno) e dell’autonomia funzionale, tramite facilitazioni negli spostamenti e nel cammino; e all’utilizzo degli ausili più idonei a far recuperare la fiducia e la sicurezza nei propri mezzi, favorendo allo stesso
tempo una socializzazione con gli operatori. Inoltre, viene favorita la terapia occupazionale per riprendere confidenza con le attività della vita quotidiana.
«A tre mesi dall’apertura del servizio – conclude il dr. Papotto – ritengo che la scelta, operata dai vertici aziendali d’intesa con le istituzioni regionali e il commissario per l’emergenza Covid, sia stata una scelta lungimirante, che abbiamo accolto come scommessa professionale, a tutela delle persone più fragili. Voglio ringraziare tutto il personale che con abnegazione e grandi sacrifici ha prestato la sua opera nell’interesse unico dei pazienti».