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Cop27: il mare ancora assente nelle discussioni sui cambiamenti climatici

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Il mare, vero protagonista dei cambiamenti climatici globali, non è al centro della discussione della Cop27, mentre al tavolo in cui erano riunite la Nazioni del Mondo si discuteva e si prendevano accordi per mitigare e affrontare gli enormi problemi che coinvolgono l’intera umanità, pena la scomparsa della nostra specie dal Pianeta Terra.

Un piccolo passo avanti sui temi legati al mare è stato fatto. Per la prima volta nella storia delle Cop, infatti, questa edizione ha ospitato due padiglioni dedicati agli oceani.

L’Ocean Pavilion, il primo organizzato interamente da organizzazioni e istituzioni legate al mondo della scienza e della ricerca, è stato lo scenario di un folto programma di interventi dedicati all’individuazione di soluzioni e decisioni politiche informate volte tutela dell’ecosistema marino, fondamentale per uscire dalla crisi climatica.

Grande novità di quest’anno anche il padiglione dedicato al Mediterraneo. Il Mediterranean Pavilion, allestito nella zona Blu della Cop27 dall’Unione per il Mediterraneo, l’organizzazione intergovernativa dei 42 Paesi UE e Area MENA, ha accolto eventi e convegni importanti sui temi del cambiamento climatico, della sostenibilità, dell’energia rinnovabile, con un focus specifico sul Mar Mediterraneo, nell’intento di aumentare e diffondere la consapevolezza delle sfide che la regione sta attraversando e che coinvolgono direttamente il nostro Paese.

Ma questo non basta! Ci aspettavamo risposte concrete per far fronte alle criticità legate al surriscaldamento del Mediterraneo (che si muove a una velocità superiore del 20% rispetto alla media globale), creando conseguenze disastrose per l’ambiente e l’uomo.

Il livello del mare, inoltre, secondo l’Organizzazione Metereologica Mondiale (OMM), è aumentato di circa 5 mm tra gennaio 2021 e agosto 2022. L’accelerazione – spiegano gli scienziati – è dovuta all’aumento dello scioglimento dei ghiacci che, secondo gli studi, proseguirà per centinaia se non migliaia di anni, con importanti implicazioni per la sicurezza idrica.

Dobbiamo ricordare che il Mare ricopre il 71% della superficie terrestre, produce oltre il 50% dell’ossigeno che respiriamo, assorbe il 30% della CO2 prodotta dalle attività umane e l’80% del calore generato dall’uomo negli ultimi 200 anni. Nonostante ciò si continua a pensare al mare in termini di sfruttamento delle sue risorse e non c’è minuto che non sia sotto attacco in ogni angolo della Terra: inquinamento e overfishing stanno distruggendo un equilibrio straordinario formatosi in milioni di anni tra esseri animali e vegetali, grandissimi come le balene e minuscoli come il prezioso plancton.

Fenomeni come l’aumento del 30% dell’acidità in pochi anni, la diminuzione del 20% delle barriere coralline, l’aumento della temperatura, la perdita di biodiversità, sono nemici mortali da fronteggiare subito ed è responsabilità comune di tutti gli Stati adottare provvedimenti per dare al mare un futuro sano, resiliente e sostenibile.

La scienza ci dice che siamo ancora in tempo, ma a Sharm El-Sheikh questo tema, di fondamentale importanza per la gestione della crisi climatica, è stato ancora una volta quasi del tutto assente.